OGNI COSA HA IL SUO TEMPO

24.01.2025

Nei processi educativi e di apprendimento purtroppo o per fortuna nulla è scontato, non esistono ultimatum e tantomeno, non esistono scadenze.

E con le gambe muovo anche il cervello.
E allora il tempo sarà mio fratello.
E come lui mi darà sempre una mano.
Mi darà tempo per andare lontano.

(Non m'annoio – Jovanotti)

Colonna sonora di una indimenticabile vacanza in California nell'estate del 1992. Quattro amici a bordo di una Buick Roadmaster sulla Highway 1 da San Francisco a San Diego, attraversando lo Yosemite National Park e ancora da Los Angeles passando per la Valle della Morte, facendo tappa a Furnace Creek e poi Zabriskie Point dove la temperatura torrida e il paesaggio lunare sembrano cristallizzare il tempo e così per il Nevada nella surreale Las Vegas.

E non m'annoio e no che non m'annoio, e non m'annoio, io no che non m'annoio e non m'annoio, No che non m'annoio no che non m'annoio. Questo refrain che ritorna è un'ondata di leggerezza mista alla malinconia per i trent'anni ormai trascorsi, buona parte dei quali passati in palestra tra la scuola e la pallacanestro.

Quando con il tuo staff ti siedi a programmare l'anno sportivo si passano in rassegna i giocatori del roster, gli obiettivi, i tempi e le modalità di lavoro che si intendono attivare per mettere nelle migliori condizioni i giocatori di poter raggiungere i propri obiettivi, quelli della squadra e della Società. Un po' come quando ti prepari per un viaggio: compagnia, meta, trasporto, location e naturalmente il budget! A dire il vero per la California non siamo stati così meticolosi essendoci preoccupati solo di procurarci i biglietti di andata e ritorno e di aver deciso l'itinerario direttamente in volo, ma a 25 anni non ti fai tanti problemi...

E così quando per benino abbiamo deciso il roster, dichiarato gli obiettivi, redatto programmi e definito gli spazi viene da chiedersi quanto tempo ci servirà per raggiungerli. Beh sulla carta è semplicissimo, prevediamo un piano stagionale (per i più accorti anche pluriennale)

lo suddividiamo in microcicli caratterizzati da attività conformi agli obiettivi da raggiungere ed eccoti servita la programmazione.

Quando ti fai catturare dalla fretta e non vedi immediatamente i risultati sperati, diventi preda dell'ansia e nel peggiore dei casi vai nel panico. A questo punto ti restano due strade da scegliere. La prima e anche la più semplice è quella di pensare di non essere tu la causa del possibile fallimento e cercare subito di individuare le responsabilità negli altri che non ti capiscono, non ti seguono, o che addirittura non sono alla tua altezza! La seconda strada invece è quella che conduce a te stesso dove ad essere messe in dubbio sono le tue convinzioni rispetto ad azioni valide, corrette ed efficaci. Insomma ti metti saggiamente in discussione. Più che una strada sembra di dovere percorrere un sentiero di montagna tracciato male e con segnali distanti ore di cammino.

Nei processi educativi e di apprendimento purtroppo o per fortuna nulla è scontato. Insegni il terzo tempo, spiegandolo per bene, dimostrandolo in modo chiaro e semplice e ti ritrovi con 6 ragazzi su 12 che lo eseguono subito in modo corretto e 6 che necessitano di più tempo. E fin qui tutto nella norma, ma dopo ore e ore passate a provare e riprovare due di loro proprio non ce la fanno e anche dopo due mesi niente, confondono ancora il piede destro con il sinistro e ti arrendi sconsolato e tanti cari saluti al tuo sogno di mezza estate.

E con le gambe muovo anche il cervello.                                      E allora il tempo sarà mio fratello.                                      E come lui mi darà sempre una mano.                                Mi darà tempo per andare lontano.

Il tempo scorre implacabile ti sfugge tra le dita e a volte ti scompiglia i piani, rischiando di mandare in fumo tutto il lavoro fatto perché non ne hai mai abbastanza e il miraggio dei risultati sperati si concretizza in una speranza illusoria. Ti senti un po' come quando nel finale dello SCARABEO devi sistemare le tessere in modo da formare la parola che ti permetterà di esultare e quella maledetta 

clessidra è lì a ricordarti che il Kronos scorre inesorabile e le tue sinapsi vanno in fumo.

Forse varrebbe la pena individuare nel tempo che scorre un alleato che ti aiuta ad indicare la sua natura qualitativa, ovvero l'abilità di fare la cosa giusta al momento opportuno. Il Kairos mi aiuta a capire quando è il momento di fare cosa, come quando insegno ai miei giocatori l'esecuzione di un movimento e al tempo stesso, di saperlo eseguire nel momento giusto.

La giocata perfetta non esiste, esiste la giocata ideale e giusta per quel momento, quindi quando insegno un movimento non penso alla perfezione del movimento in sé ma alla sua efficacia. Il giocatore che esegue tutto perfettamente non esiste ed è proprio questa la molla che spinge l'atleta a migliorarsi continuamente e quindi se voglio allenare puntando alla perfezione, dovrò studiare, conoscere e lavorare mosso dalla curiosità di scoprire cosa può farmi divenire un allenatore migliore per quell'atleta.

Il tempo esiste ed esisterà a prescindere da ciò che noi decideremo di fare. Ciò che può fare la differenza è l'attitudine a sviluppare la capacità di entrare in esso e lo potremo fare cercando il momento giusto per entrarci condividendo le scelte con lo staff e la società per stabilire obiettivi realizzabili. Questo ci permetterà di individuare progressioni didattiche adeguate, corrette metodologie e strategie ma, soprattutto, rispettare i tempi e le modalità di apprendimento dei giocatori.

Riconoscere il valore del tempo educandosi alla pazienza, ci aiuta a tollerare le situazioni sfavorevoli di cui non sempre possiamo avere il controllo. La pazienza di fatto è intrinsecamente ottimista e proiettata verso il futuro, si nutre di speranza, lungimiranza e fiducia.

È fondamentale per questo sviluppare la capacità di lavorare in team durante il processo di insegnamento condividendo scelte, strategie e obiettivi. Concorderete con me che di questi tempi la pazienza e il tempo non vanno propriamente d'accordo, basti pensare  al controllo costante dello smartphone  e ai continui

immediati feedback dei post, senza dimenticare wa che ci invadono nelle ore più disparate e ad intervalli pari a zero, vere fonti di dopamina. Notifica: santa subito!

È necessario saper individuare nella pazienza la capacità di vivere situazioni sfavorevoli verso le quali è possibile avere o meno il controllo. In altre parole, si tratta di rimandare nel tempo la propria reazione alle situazioni che si presentano durante un processo di insegnamento ma credo, che questo valga per le diverse situazioni che chiunque di noi si trova a vivere. Basta imboccare una rotonda all'orario di punta per scoprire che questa qualità ancestrale l'abbiamo persa da tempo e lo leggi sul labiale di certi automobilisti che, con gesti eloquenti esprimono il proprio stato d'animo e raggiungono il culmine con sonori colpi di clacson.

Quando affermiamo tra colleghi e coetanei che non ci sono più i ragazzi e i giovani di una volta stiamo in sostanza dando la responsabilità ad altri del tempo che stiamo vivendo, che ci sembra buio e senza speranza. I ragazzi e le ragazze, gli adolescenti, i giovani sono sempre quelli in realtà, l'ambiente che li circonda è cambiato e, di conseguenza, il modo di comunicare è profondamente cambiato. Adattandoci a relazioni tecnologiche ci siamo riprogrammati a pensare e ad agire come dei veri prodotti tecnologici a ritmi veloci, immediati, frenetici e il più delle volte sterili. Nella maggior parte dei casi vivere il tempo in questo modo provoca una dimensione di stress e di ansie che a loro volta generano errori di interpretazione e di valutazione inquinando in molti casi i rapporti interpersonali tra i protagonisti del rapporto educativo. Siamo sempre correndo verso un traguardo che il più delle volte è destinato a non arrivare mai e la nostra urgenza di riconoscimento e di gratificazione ci porta ad allontanarci dallo scoprire chi siamo, esposti al giudizio degli altri. 

Riconoscere il valore del tempo invece non ha nulla a che fare con una serie di numeri che si susseguono in un conto alla rovescia sul tabellone, con le scadenze come ultimatum, con la clessidra dello SCARABEO.

Nel processo di insegnamento/apprendimento non esistono ultimatum e tantomeno, non esistono scadenze.

La pazienza in quanto virtù strategica va imparata. È importante perciò imparare a comprendere sé stessi migliorando il nostro ascolto e di riflesso migliorare i nostri rapporti interpersonali e riuscire a trasmettere questa abilità ai nostri ragazzi. Riconoscere quale importanza determina il sapere concentrarsi sul respiro e sulla dimensione del qui e ora ci guida all'ascolto del corpo che determina a sua volta la capacità di autocontrollo e migliora la consapevolezza dell'esserci. In ambito educativo e sportivo allenarsi alla pazienza può essere un buon metodo per vivere una dimensione altra del tempo fatto di attimi da vivere e non di secondi da scandire.

"Prima di giudicare una persona cammina tre lune nelle sue scarpe" (proverbio Sioux).

La corretta percezione di sé aiuta a mettersi nei panni dell'altro percependo emozioni e pensieri e sviluppa l'abilità di vedere il mondo come lo vedono gli altri e senza essere giudicanti.

E così dopo qualche anno quei 12 ragazzi te li ritrovi in palestra e scopri che tutti eseguono alla perfezione il terzo tempo e lo eseguono nel momento giusto e ti accorgi che i due meno pronti sono quelli che ora trascinano la squadra. Allora è lì, in quel preciso istante, che realizzi che il tuo sogno di mezza estate non si è trasformato nel tuo peggiore incubo.

Tempo, pazienza e interesse a studiare strategie efficaci per poter ottenere il meglio dai nostri ragazzi, sono aspetti imprescindibili per mettersi all'opera in palestra e non solo.

Coraggio, non avere fretta, ogni cosa ha il suo tempo!

Antonio Lecchi